(Don’t Trust the B—- in) Apartment 23

Si tratta di una comedy e c’è Dawson. Queste due informazioni insieme per molti di voi dovrebbero già rappresentare una ragione più che sufficiente per correre a vedere questa nuova serie senza indugio alcuno, ma, a scapito di passare per cavillosamente pignola, sarò più dettagliata: c’è James Van Der Beek (Dawson) che fa James Van Der Beek che prende palesemente in giro se stesso per aver mai fatto Dawson.

Come chi è Dawson? Non facciamo domande sciocche, suvvia. Lui, il solo e unico Dawson Leery, protagonista e al tempo stesso personaggio più disprezzato di uno dei telefilm per teenager più importanti degli ultimi vent’anni. Colui che, ignorato da tutti e circondato da ex colleghi ormai lanciati nell’olimpo delle celebrità (Joshua Jackson è la star di Fringe, Michelle Williams è diventata la nuova Marylin e persino Katie Holmes ha riguadagnato punti mollando Tom Cruise e l’intera cricca di Scientology), aveva tutte le carte in regola per affrontare la maturità tra botox e rehab gettando ogni residuo di dignità in qualche show tipo Ballando con le stelle o L’isola dei Famosi. E invece.

E invece viene fuori che James Van Der Beek è uno di quegli attori pieni di sana e vivace autoironia capaci di fare il salto. Di non rimpiangere la vecchia gloria, ma reinventarsi per far vedere quello che valgono. Perché qua bisogna ammetterlo: la versione comico-scazzata di James Van Der Beek è dannatamente esilarante.

In realtà però non è il nostro amato ex mr. Lagnosità il protagonista di Apartment 23. Lui è solo “il miglior amico gay sebbene etero” di Chloe (una Kirsten Ritten perfettamente calata nel ruolo), perfida “bitch” che abita il suddetto interno 23 e si diverte a terrorizzare novelle ingenue coinquiline. L’ultima di queste è June (Dreama Walker), provincialotta biondina giunta nella City con la promessa di un appartamento nell’Upper West Side e uno stipendio a sei zeri presso un’importante compagnia finanziaria, che però finisce col ritrovarsi alquanto velocemente senza lavoro e senza casa. E visto che il 2012 è l’anno seriale delle convivenze femminili, perché non trovarsi una simpatica roommate con cui condividere affitto, hobby e vita sociale?

Raggirata dalla sua stessa banalità, June finisce quindi tra le grinfie di Chloe, bellissima sociopatica senza alcun principio morale dedita al raggiro, al sesso selvaggio e al divertimento senza freni. Roba che quella pivella di Alison di Pretty Little Liars ci si farebbe un santino e inaugurerebbe un culto in suo onore.

Inutile stare qua a dire che dopo un leggero conflitto iniziale le due finiranno per scoprire di avere moltissime cose in comune e per andare d’amore e d’accordo. Ovviamente questo porterà a mostrare inediti livelli di pazzia e cattiveria da parte di entrambe, senza esclusione di colpi. Il tutto condito dall’altrettanto folle personalità del nostro caro James, che come celebrità in declino in cerca di nuova fama ha al suo arco tutta una bella varietà di vizi, turbe e idiosincrasie da fare invidia alla più alcolizzata Lindsay Lohan.

Senza contare che quando meno te l’aspetti arriva qualche bella citazione di Dawson’s Creek, dalla fantomatica reunion a cui nessuno dei protagonisti vuole partecipare alla sempreverde sigla, che con il suo inconfondibile “Aidooouuuonnaueeeeiii” è un attimo che ti riporta alla mente moli abbandonati e dilemmi adolescenziali affrontati con la prolissità di Proust. Che tanto lo sai pure tu che è inutile: puoi anche riempirti gli occhi di serie intellettuali e satiricamente superiori, ma il tempo che hai perso riguardando in loop le scene dell’eterno triangolo Pacey-Joey-Dawson non te lo restituirà mai nessuno.

2 thoughts on “(Don’t Trust the B—- in) Apartment 23

  1. Che quasi quasi viene voglia di andarsi a rivedere (o vedere, dipende) anche Dowson Creek. Ora vado, che mi si fredda la replica del Tempo delle Mele.

Lascia un commento